Grana della pellicola, fascino e ricordi
Comprendere la grana delle pellicole fotografiche
Quando ormai qualche decade fa, da ragazzo, studiavo alle superiori ero capitato un po' per scelta ed un po' per caso in una scuola dove facevamo grafica...
In quegli anni avevo in testa ben altro e diciamo che la scelta della scuola era avvenuta con una certa leggerezza, come avviene per tanti.
Mi preoccupavo della mia abilità su uno skateboard, al futuro avrei pensato poi...ad ogni modo fra le varie opzioni che mi si erano parate davanti, grafica mi sembrava più interessante.
In realtà era più grafica editoriale: si apprendevano le basi della composizione, della fotolito, della grafica e della legatoria.
Come spesso accade, non avevo idea di quanto tutto quello che avevo imparato mi sarebbe tornato utile.
In molte occasioni ho raccontato di come i miei trascorsi lavorativi non siano da sempre nella fotografia (che ho scoperto e studiato molto dopo) ma nella litografia.
Quel mondo mi ha lasciato un'amore per la stampa che oggi riverso totalmente nelle stampe che realizzo per lavoro, sia in camera oscura che nella creazione di progetti stampati.
Ma andiamo per gradi.
Il retino di stampa
Una delle prime lezioni di fotolito era comprendere come funziona il retino di stampa. La stampa a getto d'inchiostro o quella digitale era fantascienza, e il retino è ciò che ha permesso alla fotografia la diffusione sotto forma di materiale stampato, altrimenti saremmo ancora ai libri diffusi solo tra i nobili :)
Noi ci rompevamo un sacco a disegnare puntini grandi e piccoli o vicini e lontani per creare un'immagine e in classe facevamo un casino pazzesco, non avevo idea di quanto tutto ciò mi sarebbe stato utile in seguito.
Le nostre "opere" venivano poi esposte in una vera camera oscura e finivano su carta tramite procedimenti a contatto, con tanto di ritocchi con il "rosso coprente" per mascherare i difetti nelle pellicole.
Di cosa avevo in testa vi ho parlato e quindi creavo questo tipo di cose...
Quella che mi sembrava una cosa puramente scolastica (anche se era divertente lavorare in camera oscura) mi sarebbe venuta utile dopo, quando molti anni dopo mi approcciai per le prime volte alla camera oscura. Forse il fascino delle osservazioni con il focometro sono dovute proprio a quei momenti, in cui si è formata la mia visione fatta di elementi piccolissimi che combinandosi tra loro danno vita a creazioni potenzialmente infinite.
Dopo la scuola scelsi la stampa, sembrava più interessante...e poi in fotolito facevamo troppo casino ed io ero nella blacklist. Oggi sceglierei legatoria, perchè adoro creare edizioni cartacee a numero ridotto per i miei progetti ed altri che seguo...
Diventai, col tempo, uno stampatore decente e mi accadde quasi per caso che in azienda un cliente fu Leica col suo magazine, e da lì iniziai ad immaginarmi altrove come spesso mi accade. Uscii dalle tipografie per approdare in una fotolito e da lì abbandonai tutto per la fotografia.
Tutto torna, appunto.
Credo che se poi io abbia potuto prendere una strada alternativa e non sia rimasto a consumarmi in una litografia industriale con tutte le sue dinamiche (perchè è lì che ero andato a finire) sia dovuto anche a quegli anni in cui mi sembrava che qualunque cosa stessi facendo o imparando fosse inutile...ed oggi non posso fare a meno di tornare a quei giorni ogni volta che osservo nel focometro un negativo proiettato.
Con alcuni amici e colleghi ci diciamo spesso che un negativo stampato appare come un dipinto (vale anche con certi tipi di scansione ma su questo tornerò in un'altro testo), cosa che a mio avviso al digitale manca del tutto.
Non è un difetto, ma una caratteristica che io ricerco ed adoro.
Non posso non pensare che senza quelle pallose lezioni, unite ai primi esperimenti in camera oscura, poi la stampa e la legatoria...forse non mi sarebbe scattata la "passione" per certi mondi. Oggi adoro il mio lavoro ma a volte mi nasce il desiderio di tornare in una piccola tipografia artigianale...magari con la famosa "stella" su cui ho mosso i primi passi, o con una stampante digitale a creare progetti autoriali.
Heidelberg "Stella" |
Non posso non pensare che senza quelle pallose lezioni, unite ai primi esperimenti in camera oscura, poi la stampa e la legatoria...forse non mi sarebbe scattata la "passione" per certi mondi. Oggi adoro il mio lavoro ma a volte mi nasce il desiderio di tornare in una piccola tipografia artigianale...magari con la famosa "stella" su cui ho mosso i primi passi, o con una stampante digitale a creare progetti autoriali.
Quanti video vediamo oggi di fotografi che si fanno riprendere davanti alle macchine da stampa in occasione dell'uscita di un libro? Sì, vero, troppi :) ma rimane un mondo ricco di fascino, specie se vissuto nel silenzio di una camera oscura quando realizzo stampe per progetti altrui.
Ma poi adoro il mio lavoro e resta tutto così, solo che alcune notti sogno ancora quei mondi, che oggi vivono un vero ritorno, e la cosa mi fa felice, un po' per nostalgia un po' perchè il mondo dello stampato è davvero affascinante se fatto con consapevolezza e lontano dalle sovra-produzioni come (nel finale) capitava nell'ultimo posto dove ho lavorato io.
Ogni scelta apre possibilità differenti, chissà come sarebbe stato se avessi preso altre strade, ma la cosa certa è che quello che impariamo ci torna, anche se non sappiamo come e quando...
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